La mostra di Rubens e l’accessibilità museale

Fino al 18 febbraio 2024, a Palazzo Te di Mantova, si può visitare la mostra su Rubens. La nostra visita ci ha permesso di ammirare le opere, ma valutare anche l’accessibilità, non museale perché Palazzo Te è completamente accessibile, ma di fruibilità.

Le opere esposte a Palazzo Te mettono in luce il dialogo con i miti e l’interpretazione di Giulio Romano e, non di meno, la sintonia mai interrotta con il Rinascimento e la favola mitologica: è qui che Rubens tramuta il suo mondo in un linguaggio universale capace di parlare a tutte le corti d’Europa. L’immaginifica popolazione di divinità e di testi antichi inventati e citati da Giulio Romano furono la palestra ideale per il colto Rubens. Sotto il tetto di Palazzo Te si consumò la conversione dell’artista da fiammingo ad italiano: Rubens è l’uomo nuovo universale, che oltrepassa i confini religiosi, geografici e politici, per inventare un nuovo linguaggio che è, a tutti gli effetti, internazionale. Una lingua figurativa europea, la prima della Storia dell’arte.

Il livello di accessibilità di una mostra, non si limita solo alla scelta o valutazione del luogo, ma arriva ai minimi dettagli dell’organizzazione. La mostra di Rubens arreda le sale del percorso museale di Palazzo Te, di stanza in stanza. Sono tutti quadri (un paio di arazzi a grandezza di parete) affissi a pannellature e il colore predominante è il lilla. Hanno varie misure, sono sia verticali che orizzontali e ogni quadro ha una didascalia. Il curatore e allestitore della mostra ha ritenuto di prediligere l’estetica alla fruibilità:
– le posizioni delle luci non permettono di ammirare le opere in modo adeguato, nelle diverse altezze di visualizzazione;
– le didascalie hanno un font non leggibile e una misura troppo piccola;
– i testi introduttivi delle varie stanze sono piccoli e con un’interlinea troppo ridotto. 

COME SI POTEVA RENDERE ACCESSIBILE LA MOSTRA DI RUBENS?

Progettare una mostra in modo accessibile è possibile, scegliendo una location priva di barriere architettoniche e pensando a consentire una fruizione per tutti, passare quindi al target universale. È strategico, nel campo dell’accessibilità, farsi aiutare da consulenti appositi, che conoscono la tematica, la visione e sanno supportare consigliando anche ausili o alternative per migliorare l’esperienza. 

L’accessibilità parte già dal sito dove prenotare i biglietti e nell’attuale pagina di prenotazione, non c’è alcun riferimento ai visitatori con disabilità o sull’accessibilità della mostra.

Importante è anche la scelta dei supporti sui quali appoggiare le opere. I pannelli sono quasi sempre colorati e la scelta cromatica non deve essere solo estetica, ma decidere un colore che sia accessibile per le persone, ad esempio, ipovedenti o quelle neurodivergenti. Altro aspetto molto importante, sono le luci, le loro direzioni: devono essere posizionate in modo da valorizzare l’opera con visuali a diverse altezze, altrimenti saranno visibili solo per alcune e in ombra per altri.

Le didascalie devono avere una misura adatta ad una lettura facile anche da una distanza minima di sicurezza, scegliendo un font accessibile. Testo troppo piccolo, tipografia difficile da leggere, spaziatura tra i caratteri troppo piccola (o troppo grande), contrasto troppo basso, tutti questi elementi sono importanti quando si tratta di leggibilità e accessibilità dei testi. L’ideale sarebbe creare un QR code in cui l’utente accedendo, può impostare la didascalia con l’estetica personalizzata. Altra soluzione per leggere le didascalie, è fornire l’utenza con disabilità di audio guide in modo gratuito. 

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